A Valeriano, che mi chiede sempre quando sarà la volta buona che scriverò qualcosa che nessuno ha mai “osato” scrivere. Spero che questo ti sembri originale almeno un po’ (anche se in verità non ci spero quasi per niente XD sei troppo esigente marito mio!)…E a Giulia, che forse a lei questo tipo di racconto potrà piacere…^^ Il titolo non prende in alcun modo spunto dai personaggi Rowlingiani (i Mangiamorte, servi di Voldemort), ma è piuttosto una spiacevole somiglianza. Spero che non ne abbiate a male per questa sottospecie di “plagio” (che plagio non è, perché è scritto diversamente e non ha niente a che fare con la Rowling, ma questo potete leggerlo anche da soli).






Il Mangia Morte


Prologo

Anche questa. Come tutte le fiabe, inizia con la frase “c’era una volta…”. Quella che sto per narrarvi è una storia triste, una storia d’amicizia e di morte.
Perché a volte…Chi troppo vuole, l’eternità ottiene.


. . .


C’era una volta, in un piccolo paesino di montagna, un bambino bello come la luna e le stelle. Il paese era assai piccino e tutti si conoscevano per nome. Sì, la gente lì viveva per lo più dei raccolti e del bestiame, ma in quel paesino, davvero, non mancava mai nulla. C’erano piccoli negozietti che vendevano ogni genere di cose, dagli utensili per la cucina alle zappe per la campagna, E poi c’era lui: il “burattinaio”. Oh no, quello era il suo soprannome, badate bene. Lui costruiva e vendeva giochi antichi e nuovi, per soddisfare le richieste dei suoi piccoli clienti. A vivere con lui era proprio il bambino figlio della luna e delle stelle. Si chiamava Thomàs e si diceva fosse figlio del burattinaio. Ma davvero i due non avrebbero potuto essere più diversi. Il burattinaio era bianco e incurvato dall’età; Thomàs era un piccolo principe, biondo e con misteriosi occhi perlati.
Suo padre non gli aveva trasmesso nessuno dei suoi caratteri. Eppure c’era qualcosa che li accomunava e non faceva destar sospetti: la passione per i giocattoli. Padre ...

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Every Single Day

Capitolo 1

I due gemelli

Io e mio fratello eravamo finalmente riusciti a racimolare quanto bastava per permettere a entrambi una vita universitaria. Libri, la retta, una vita normale insomma…
Avevamo lavorato sodo, studiato ancor di più; ma ce l’avevamo fatta. Mi sembrava un sogno! Ero fuori di me dalla gioia quando ci arrivarono le lettere di ammissione, e mio fratello forse era anche più felice di me.
Hajime… Hajime era il mio gemello, ed era semplicemente eccezionale. Quando i nostri morirono lui si sobbarcò tutti i problemi, senza mai lamentarsi. Ha sempre avuto il sorriso anche nei momenti più difficili. Lo ammiravo, e lo ammiro tutt’ora. Sapevo che assumeva quell’atteggiamento solo per me…Lo avevo visto piangere a quel maledetto funerale, davanti alle bare dei nostri genitori. Eppure lui con me si dimostrava forte, voleva proteggermi come già avevano fatto i nostri genitori con noi prima di morire. Quasi che nostro padre, prima di morire gli avesse chiesto di vegliare su di me, lui si era trasformato nel mio angelo custode. Sempre pronto a consolarmi, a starmi vicino, ad aiutarmi a consigliarmi. Mi fido ciecamente di lui. Alla morte dei nostri genitori lui si mise a lavorare, e un po’ con l’aiuto della nonna, riuscimmo a vivere modestamente. Inizia a lavorare anche io e mettemmo da parte quanto più potemmo. Una volta entrati all’università non avremmo più avuto bisogno della casa, saremmo stati al dormitorio, che era la scelta migliore e anche più economica di un appartamento in affitto. Una volta ammessi vendemmo tutti i nostri averi, e con essi i ricordi della nostra famiglia. Il nostro ingresso all’università si avvicinava, così andammo a prendere le camere e a sistemarci definitivamente prima dell’inizio delle lezioni.
Io mi iscrissi alla facoltà di Storia, Hajime a quella di Arte Drammatica. Ce lo vedevo bene. Aveva scelto un tipo di studi che con un po’ di fortuna poteva risultare parecchio redditizio. Ovviamente lo aveva fatto non solo perché era un attore nato…Piuttosto perché pensava di vivere con me anche dopo l’università..insomma voleva tenermi sotto la sua ala da buona mamma chioccia. Cominciavo a pensare che tutta la saggezza al momento della nascita fosse andata a lui..bella sfiga la mia.
Avevamo solo 18 anni, eppure lui sembrava un uomo navigato, pratico in tutto, la mente che trovava subito delle soluzioni ragionevoli e se le cose...

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